Se non la usi la perdi! Ecco perché dobbiamo sostenere la biodiversità agricola

Se non la usi la perdi! Ecco perché dobbiamo sostenere la biodiversità agricola

In occasione della Giornata Mondiale per la Diversità Biologica, Ann Tutwiler passa il testimone del suo blog a Pietro Sebastiani, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo in Italia. Sebastiani spiega perché l'agrobiodiversità è alla base dei sistemi alimentari, in che modo contribuisce all'economia italiana e la rende uno dei paesi più ricchi dal punto di vista culinario.

In occasione della Giornata Mondiale per la Diversità Biologica, Ann Tutwiler passa il testimone del suo blog DG Dialogues a Pietro Sebastiani, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo in Italia. Sebastiani spiega perché l'agrobiodiversità è alla base dei sistemi alimentari, in che modo contribuisce all'economia italiana e rende l'Italia uno dei paesi più ricchi dal punto di vista culinario.

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Buona Giornata Internazionale per la biodiversità a tutti! Questa giornata ha un posto speciale nel mio cuore, perché mi ricorda l'importanza della biodiversità e delle risorse naturali, di cui noi siamo custodi per le generazioni future.

Come Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e come italiano, sono consapevole del fatto che la biodiversità agricola – l’agrobiodiversità – riguarda molto più che le piante e gli animali usati per la sicurezza alimentare e nutrizionale. L’agrobiodiversità svolge un ruolo chiave nel raggiungimento degli Obiettivi Sostenibili di Sviluppo e nella risposta ai cambiamenti climatici, ed è alla base degli ecosistemi agricoli più resilienti.

L’agrobiodiversità è la fonte del patrimonio culinario italiano che delizia le papille gustative di tutto il mondo e fornisce lavoro a milioni di persone nel settore alimentare e turistico. In Italia, i settori agricolo, alimentare e della ristorazione interessano più di 2 milioni di aziende, che contribuiscono all’8,7% del PIL.

In parole povere, senza agrobiodiversità non avremmo i diversi alimenti sulle nostre tavole e molti dei posti di lavoro che contribuiscono all'economia del nostro paese. Siamo tra i paesi europei più ricchi di biodiversità, sia animale (55.600 specie che costituiscono il 30% di tutte le specie europee) che vegetale (7.636 specie).

La celebrazione di quest'anno pone i riflettori sulla biodiversità e sul turismo sostenibile, fattori che risultano strettamente connessi. Mentre, infatti, da una parte, la valorizzazione della biodiversità nell’ambito del turismo contribuisce alla scoperta delle ricchezze culturali e gastronomiche delle regioni italiane, dall’altra, l’incremento del turismo determina l’estensione delle superfici destinate alle colture tipiche. Ad esempio, ordinando un piatto di zuppa di lenticchie di Castelluccio di Norcia, sosteniamo la conservazione delle tradizioni culinarie tipiche e rafforziamo l’economia delle regioni che l'estate scorsa sono state devastate dal terremoto.

Uno dei nostri piatti e prodotti più popolari, la pasta, costituisce un esempio di come la cucina e le tradizioni agricole possono collegare le nazioni. Tale piatto, infatti, sinonimo di cucina italiana, viene preparato con il grano duro, coltura che ha un centro di diversità in Etiopia, dove viene coltivato da più di 5.000 anni.

Dall’Etiopia dobbiamo quindi reperire la biodiversità di tale coltura e lì Bioversity International, con cui la nostra Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo ha un partenariato di lunga data, ha in atto un'iniziativa - chiamata “Seeds for Needs” - che permette di studiare con gli agricoltori locali come la diversità del frumento duro può contribuire a minimizzare i rischi associati ai cambiamenti climatici. 

Il turismo può mettere in evidenza l’agrobiodiversità ed altre tendenze alimentari. Prima degli anni’90, la rucola era praticamente scomparsa dai mercati contadini italiani, mentre ora, grazie alla forte richiesta dei turisti, si è diffusa sia sul mercato italiano che europeo e persino in quello degli gli Stati Uniti.

Dagli anni’60 fino agli anni’80, la rucola era considerata cibo povero, un’erba spontanea da raccogliere. Bioversity International, con il sostegno italiano, ha riportato questo tipo di insalata nelle nostre tavole. La scienza non ne aveva ancora preso consapevolezza. Solo negli anni’80 l’Università di Bari è riuscita ad evidenziare che la rucola è una delle colture più nutrienti presenti in Italia e che anche soltanto alcune foglie apportano quasi tutto il fabbisogno quotidiano di vitamina C. Grazie a queste scoperte la domanda della rucola si è incrementata e, di conseguenza, sono aumentate le superfici destinate alla sua coltivazione.

In occasione della Giornata Internazionale per la Diversità Biologica, vi incoraggio quindi a saggiare diverse varietà colturali, visitare i mercati locali, conoscere le persone che coltivano il vostro cibo e ascoltare le storie raccontate dai nostri nonni su come il sistema alimentare stia cambiando. Ditelo ai vostri amici e condividete la passione per l’agrobiodiversità sui social media perché questa costituisce la base del nostro sistema alimentare e noi tutti possiamo svolgere un ruolo nella sua divulgazione.

Pietro Sebastiani, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Ministero degli Affari Esteri Italiano

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* Nel 2016, il Parlamento italiano ha ratificato un nuovo accordo di Sede tra l'Italia e Bioversity International, L’Accordo rinforza la partnership di lunga data che lega Bioversity International all'Italia e che passa specialmente dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, per promuovere le attività di ricerca per l’uso e la salvaguardia della biodiversità agricola, per nutrire e sostenere il pianeta. Questa alleanza speciale di Bioversity International con la Cooperazione allo Sviluppo italiana permette una proficua collaborazione in molti settori, dal dialogo politico allo scambio di conoscenze e alla cooperazione sul campo in specifici settori prioritari, tra cui lo sviluppo rurale sostenibile, l’adattabilità dei sistemi alimentari, la sicurezza nutrizionale, le questioni di genere e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Foto dall'alto al basso:
Foto 1: Pietro Sebastiani, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo in Italia.
Foto 2: Rucola in un mercato in Italia. La rucola, considerata fino agli anni’80 un’erba spontanea da raccogliere, è diventata di nuovo popolare in tutto il mondo in parte grazie anche agli sforzi e al lavoro di Bioversity International e deis suoi partner. Bioversity International/R. Faidutti
Foto 3: Un agricoltore osserva i campi sperimentali di grano duro presso Geregera, un odei siti del progetto Seeds for Needs in Etiopia. Bioversity International/S. Collins